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J3L flOStìllff©
DI MESSINA
MELODRAMMA SERIO
DI F. R.
DA RAPPRESENTARSI
NEL
TEATRO CARLO FELICE
Cto amova/e c/e$f zelin o S<$zjj.
GENOVA
Piazza Nuova N»° 43.
MUSIC LIBRARY
ONC-CHAPEL HILL
ARGOMENTO,
n giovane siciliano , per nome Eufemio , o come
altri vogliono, Eutirnio 9 amava ardentemente la fi-
glia di Teodoto , Governatore della Sicilia, ed era
con pari ardore riamato. Ostacolo a questo amore frap»
ponevasi la disparità del grado $ talché per superarlo
Eufemio cercava ogni <via di segnalarsi negli eser-
citi, e di cattivarsi V animo de' suoi concittadini.
Ma così generosa ambizione fu presa in mala parte
da Teodoto , il quale sospettando che il giovane vo~
lesse supplantarlo nel Governo della Sicilia , non*
solo sdegnollo per genero , ma lo bandì dalV Isola,
Selene , così chiamavasi la figlia di Teodoto , lari*
già qualche anno , ricusando ogni partito che il
padre le offriva ; e ritiratasi in un chiostro , quivi
faceva disegno di consagrarsi al cielo : se non che
Eufemio, passato in Africa, e persuasi i Saraceni
alla conquista di Sicilia , rapì Selene , e assoggettò
ai Musulmani la maggior parte dell' Isola, In que-
sto fatto, raccontato in mille guise dalle barbare cro-
nache di que' tempi , e specialmente dal Cedreno e
dall' Anonimo Salernitano , è fondato il presente
Melodramma. L'epoca e dell' 8i5 circa, regnando
in Bisanzio V Imperatore Michele IL
PERSONAGGI
TEODOTO ESARCA in Sicilia ,
Signor Cesare Badiali.
SELENE di lui figlia,
Signora Marianna Lewis»
EUFEMIO conduttore dei Saraceni , sotto il nome di
Assan , amante di Selene ,
Signora Rosa Mariani.
ALAMIR giovane Saraceno amico di Eufemio ,
Signor Pietro Gentili.
LTJ CERIO Senatore di Catania ,
Signor Antonio Crippa*
NICETO Uffiziale Siciliano ,
Signor Francesco Micci.
Cori e Comparse. Senatori di Catania. Guerrieri Sici-
liani , Guerrieri Saraceni , Emiri , Solitarj dell' Etna '
Popolo d? ambi i sessi , Schiavi e Schiave. Danza , e
Banda Militare.
La Scena è in Catania , e nel campo Sarace no >
indi alle falde delV Etna.
La Musica è nuova espressamente composta dal Maestro
Sig. Daniele Nicejlli*
CARLO DI BORGOGNA
BALLO EROICO PANTOMIMO
IN CINQUE ATTI
Primi Ballerini serj.
Sig.«a Adelaide Mersi. Sig. Giovanni Rousset. Sig.ra Augusta Peghin
Primi Ballerini per le parti.
Sig. Lazzareschi. Sig.ra Peghin. Sig.ra Paris. Sig. Nozari.
Sig. Giuseppe Perrera.
Altri Ballerini per le parti
Sig. Giuseppe Gianetti. Sig.ra Bertoli Giuseppina.
Primi Ballerini di mezzo carattere
Sig. 13 Paris Nina. Sigg. Ridimi Luigi.
Marinoni Carolina. Mosso Ottone.
Besossi arolina. Fissi Gaetano.
Elli arolina. Paganetto Carlo.
Corifei , e Ballerini di concerto N.° 1 4»
Musica Militare , Comparse N.° 5:2 , e Ragazzini N.° 7.
Le Scene sono d' invenzione e Pittura del Sig. Michele
Canzio Pittore di S. M. e Professore d5 Ornato all' Ac-
cademia delle Belle Arti.
Macchinista , e Attrezzista Sig. Luigi Cosso.
Capo sarto , Sig. Carlo Songia.
Suggeritore e Copista , Sig. Pietro Gianetti.
Maestro e Direttore de' Cori , Sig. Giuseppe GiaflVa,
L' Orchestra sarà composta dì IN.0 54 Professori , di-
retta dal Sig, Giovanni Serra.
Maestro al Cembalo
Sig. Nicola Uccelli.
Primo Violino Capo d9 orchestra
Sig. Giovanni Serra,
Altro primo Violino
Sig. Sampietro.
Primo Violino de9 secondi
Sig. Tosi.
Primo Violino de9 Balli
Sig. Gabetti , Brigata Savoja.
Primo Violoncello al Cembalo
Sig. Vassallo.
Primo Controbasso
Sig. Francesco Bacigalupo.
Prima Viola
Sig. Casati.
Primo Clarinetto
Sig. Gio. Batta Gamba ro.
Primo Oboe
Sig. Frank.
Primo Fagotto
Sig. Lorenzo Lasagna,
Primo Flauto
Sig. Becker.
Primo Corno Caccia
Sig. Giuseppe Corbellini.
Prima Tromba
Sig. Formica , Brigata Acqui.
Primo Trombone
Sig. Pietro Talini.
Professore d9 Arpa
M.u Giuseppina Ronzi Fournier.
ATTO PRIMOt
- SCENA PRIMA.
Sala nel palazzo pubblico di Catania: di fronte
grandi logge , da cui vedesi la porta della
città.
All' alzarsi del sipario , la musica esprime il fragore di lontana
battaglia. — I Senatori sono sparsi a gruppi , alcuni qua e
là per la scena , altri per le logge in atto di osservazione :
tutti agitati e porgendo orecchio al tumulto. Lucerio è con
essi; indi Niceto accorre sbigottito.
Coro*
i.° jAuSColtate . . . . Risuona più forte
Lo squillar delle trombe frementi . . . .
Cresce , cresce alle mura, alle porte
L? incalzar de' cavalli accorrenti
3.° Più distinti risuonano i gridi ,
Il tumulto più presso si fa.
Tulli Dio de' Padri ! e fìa vero che in preda
Ci abbandoni al crudel Musulmano ?
Che il tuo culto distrutto tu veda ?
Che in Sicilia trionfi, il Corano?
« 8 H-
Ah ! difendi ? sostieni i tuoi fidi ;
Salva 9 salva F oppressa città.
(suono di trombe)
Lue. Chi mai giunge?
Nic. Il Legato d'Assano.
Tutti A noi viene ! . . . .
Nic. È già presso.
Lue. Egli è giunto.
Tutti Ah ! difendi dal rio Musulmano
Dio de5 Padri 5 V oppressa città.
SCENA II.
I Senatori siedono tutti : è introdotto Àlamh
con seguito di Saraceni.
Alamir e detti.
AL Oh ! di Catania sventurati Padri ,
Difensori infelici , a voi V estrema
Proposta io reco del possente Assano.
II ferro musulmano ,
Che sul capo vi sta , fia eh5 ei rimova
Se ubbidienti al suo voler vi trova.
Lue. Parla.
Coro Che vuol ?
Al. Una donzella sola
Nel suo campo si tragga, ed ella in dono
Di tutti i cittadin la vita ottiene.
5f( 9 tir
Ìjic. Una donzella !
Coro E qual fìa mai ?
Al. Selene,
Lue. Ella ! gran Dio !
Coro La figlia
Dell5 infelice Esarca !
Lue. Ah ! tu non sai ... .
Egra 5 dolente , e in solitaria chiostra ,
Già volge un lustro, ella sacrar suoi giorni
Brama al suo Nume. E speri tu che ad esso
Noi la togliam?
Coro Giammai. Nelle ruine
Di queste mura cadrem pria sepolti.
Iliedi al tuo Duce. ( tutti sorgono)
Al. Ebben cadrete , o stolti.
Sì 5 cadrete ; e per Selene
Sparso avrete il sangue invano:
Fia Selene in man d' Assano
Pria che il sol s' asconda in mar.
Copriran le ignude arene
Questi tetti e queste mura ,
Ne saprà Y età futura
Ove sorsero additar. . . .
Ma d' Assan sarà Selene
Pria che il sol s' asconda in mar.
Riflettete: il tempo vola.
Tutti Pria morir.
AL Al campo io tomo.
Tutti Odi arresta un5 ora sola ....
AL Vano indugio.
Tutti Oh tristo giorno !
AL Da voi pende in questo istante
(col massimo trasporto)
Della patria il cor tremante ,
Che vicina al giorno estremo 5
Geme , e chiede a voi pietà.
E la voce della patria ,
Della patria che sen muore ,
Che vi chiede amor , pietà.
Decidete.
Tutti Ah! pria morremo,
Che piegarci a tal viltà:
Tutto il sangue verseremo ,
Se la patria perirà.
AL Ma persistete ! non risolvete ?
Misere vittime d' Assan cadrete ,
Memoria ai posteri — del suo furor.
AL Sui corpi svenati
Dei figli innocenti ,
Sui capi troncati
Dei padri cadenti ,
Furente a Selene
Assan volerà.
E loco terranno
Di tede nuziali
Le fiamme ferali
DelF arsa città.
Tutti Quel nume che i fati
Ha in man de' viventi ,
Che innalza i prostrati 5
Che abbassa i potenti
Fia scudo a Selene ,
Difesa sarà.
E contro il tiranno
Che esulta a5 suoi mali ,
Coprirla coli' ali ,
Salvarla saprà.
(Alamir parte; il Coro lo accompagna)
SCENA III.
Lucer io e Niceto.
Lue. Sì 5 bene oprammo : se non puossi il tutto «
L' onor si salvi. Abbandonarci in preda
A' suoi nemici il Ciel non può che ispira
Consiglio a noi sì generoso e santo.
Ma donde avvien che tanto
Cotesto Saracen prenda pensiero
Della Vergin Selene , e per lei sola
Par che furente e insano
Sicilia scorra ?
JYic. Il suo disegno è arcano :
Ma irremovibil certo. Ei di Selene
Vola suir orme , come folgor ratto 5
ec Per città , per castella ; e già distrutta
ce Paga Messina il fio della negata
ce Al suo cieco desir donzella amata.
Luc.ec Amante ! sì: poiché furor cotanto
ce Spirar sol puote amor. - Ma dove , e coinè
Si accese un Saracen di vergin casta ,
Solitaria, dolente, in onta al padre
Schiva di nozze, e di profani affetti?
JVic. Mille d'intorno si spargean sospetti.
Avvi chi afferma Sicilian bandito
Essere il crudo Assan , aver Selene
Un tempo amata, e chiesta sposa invano
All' inflessibil padre , a Tèodoto . . ,
Ma chi sia desso anche a' suoi fidi è ignoto.
Lue. Ah ! se fosse costui . . .
Nic. Taci : risuona
Di popolar tumulto , e di scompiglio
Indistinto fragor . . . Saria compiuto
Della patria lo scempio ?
Lue. Accorriamo . . .
Nic. Veggi am ...
Voci lontane. Al tempio, al tempio.
( Partono frettolosi )
*( i3 #
8 C E j\ A IV.
Piazza di Catania. Di fronte un sacro edilìzio
ov' è ritirata Selene, il quale si scopre a tra-
verso di magnifici colonnati , e vi si ascende
per varj scaloni praticabili.
II popolo attraversa la piazza correndo alla rinfusa. Uomini
e donne si affollano verso il sacro edilìzio , ed entrano in
esso velocemente. Intanto odonsi di dentro le grida della
moltitudine radunata. Escono quindi Teodoto , e gli altri.
LUGERIO , NlCETO 5 TEODOTO.
Lue. Deh! m'odi, e un solo istante (A Teodoto.)
Pria che appigliarti a sì crudel consiglio
Meglio rifletti.
Teod. Ogni riflesso è vano ,
Fatai, funesto allorché oprar conviene;
L'ultimo addio del padre abbia Selene.
Nic. Mirala : in mezzo a folta
Di popolo corona , esce Y afflitta
Dal violato asilo , ed innocente
Vittima al sacrifizio ella somiglia.
Teod. (Reggi, ah! reggi, o mio cor.)
« «4 >3-
SCENA V.
Selene appare scortata dalla moltitudine sul limitare del
sacro edilìzio vestita di bianco e coronata di fiori. Ella
scende lentamente , e sembra smarrita, Teodoto si precipita
incontro a lei.
Selene e detti.
SeL (Con trasporto ravvisando Tfeodoto ) Ah ! padre !
Teod. ( abbracciandola, e recandola seco ) Ah ! figlia f
Meco le sia concesso
Per poco rimaner, (tutti si ritirano)
Vieni al mio seno . . .
Tu di costanza hai d' uopo ... a te l'inspiri
Un amplesso del padre ... Oh Ciel ! tu taci ?...
Tremi ! ti reggi appena !
Sei. È sorpresa , è stupor che m? incatena.
Quanto mi avvenne io credo
Delirio del pensier . . . Chiedo a me stessa
Chi son io. . . dove corro. . . a quale incarc©
Son dalle genti eletta.
Teod. Della patria allo scampo , alla vendetta.
Sei. E vero, è vero. . . io degli altari al piede
Fui benedetta . . . impressi in cor mi stanno
Del santo veglio i detti ... Io tocco il serto
Ond' egli avvolse il verginal mio velo . . .
Solenne io feci al Cielo
Terribil giuramento.
/
'«ài iK ^v1
Teod. E lo rammenti tu?
Sei. Sì ? lo rammento*
Io giurai svenar quell' empio
Che Messina a morte diede ,
Vendicar la patria e il tempio 4
Preservar V onor , la fede ;
E il solenne giuramento
Animosa io compirò. (con forza)
Teod. E nulF altro hai tu giurato ?
Di'... nuli' altro?
Sei. Oh! Ciel! non basta?
Teod. É il tuo nome immacolato ?.. *
E il pudor di vergin casta?...
Se all'impresa il cor non vale?. . .\
Se la man ferir non può ? . . .
Sei. Ah ! t' intendo ... in me il pugnale
Più costante io volgerò.
Teod. Generosa ! e lo prometti ?
Sei. Il mio labbro a te lo giura.
Teod. Questo ferro . . ,
SeL A me il commetti 5
Lo saprò trattar secura. (gn prende il .pugnale)
Teod. Sventurata ! Ah ! non credea 5
Che il rigor di sorte rea
A far dono sì funesto
Condannasse un genitor.
SeL Ah! F impresa al Cielo è cara ,
Consecrata a pie dell'ara..^
II gran passo a cui m' appresto
Benedica il padre ancor. (Ella s inginocchia
Teodoto la rialza commosso ; l' abbraccia e alzano en
li-ambi le mani al Cielo )
a 2* Pel pianto , pei gemiti
Che in core divoro ,
Oh ! Cielo 5 t? imploro ,
Ti chiedo favor.
Illesa tra i barbari
Tu serba clemente
Di donna innocente
La vita, F ODOr. (suona la squilla. Il po
polo scende dalle gradinate. Al suono di musici
le donzelle recano ghirlande e palme )
SGENA VI,
Coro ù detti.
Coro Vieni ira gì' inni , e i cantici 9
Vieni 9 donzella eletta 3
La piena sua vendetta
Il Cielo a te fidò.
Sci. Giunto è V istante : abbracciami . . ,
AI mio destin m5 avvio.
Teod. Vanne e fedel rammentati
Il giuramento.
Sei. Addio,
Teod. ( vivamente commosso )
Ah! forse questo è rulli suo
/
\
Paterno amplesso.
Sei. Ah! no. (animatissimi 3
Selene, Teocloto a 2.
SeL Nascondi a me le lagrime :
Ci rivedremo ancora ;
Ma se mai fia eh5 io mora ,
Degna di te morrò.
Teod. Vanne : la tua grand5 anima
E patria e padre onora :
Sì ? di me degna ancora
Al sen ti stringerò.
Coro Compi la gran vendetta
Che il Cielo a te fidò. (Selene parte in
niezzo al gran corteggio che si avvia in processione. )
SCENA VII.
Padiglione d'Eufeinio, nel campo Saraceno.
Entra Eufemio pensoso e agitato.
JZiif. Nè Alami ro tornò ! . . . Potrian gli stolti
Mia vendetta sfidar ?... Quand' io bandito
Dall' Esarca , foggia 5 codardi e vili
I cittadin lasciava , ed or ch'io riedo
Possente e in armi, tutti eroi li vedo!
Ah ! sì 5 son tali ... ed io ,
Io che li danno a morte . io che di strade
Empio il terren natio ,
Uno spergiuro, un traditor son io.
Ah ! Selene , io tal non era
Quando gli occhi in te pascea I
Dal tuo viso in me piovea
Santa luce di virtù.
Ma ravvolto in notte nera
Mi trovai da te partito ;
Ne il bel raggio a me sparilo
Scintillar vedrò mai più.
Pera 9 ah! pera chi mi rende
A tal segno sventurato :
Guardie all' armi ! . . .
SCENA Vili.
Guerrieri Saraceni , e detto*
Coro II cenno attende
Tutto il campo ornai schierato 5
Inquieto ? intollerante
Dell' indugio di Alamir.
Eaf* Si *, fìa pago in breve istante
Il SUO nobile desir. (al cenno di Eufemia
si apre il padiglione , e vedesi parte del campo dei
Saraceni , schierati in battaglia. Di fronte scopronsi
le mura di Catania e la parte della città con ponte
levatoio alzato. All' aprirsi del padiglione , la banda
militare saluta Eufemio. Egli passeggia il campo , e
si appaga degli applausi )
Ah ! tacete , affetti miei !
Della tromba il suon m' invita ,
Sol la voce è a me gradita
Di vendetta e di furor . . . #J
Non fuggite . . . rimanete ,
Care immagini d' amor.
Sì , fra V ire , al mio pensiero
Ti presenti , o mia Selene ,
E F idea d' ogni altro bene
Fugge rapida dal cor.
Coro Duce affretta — a5 tuoi guerrieri
Di vendetta — il bel momento;
L' alma esulta nel cimento
Fra le stragi , ed il terror.
Euf. Ite alle navi e tutte
Le macchine di guerra al campo tratte
Disponete all' assalto, Ei fìa tremendo
E finale per te, cittade altera. (vedesi sulle
mura un bianco vessillo } si cala il ponte levatoio )
Ma sventolar bandiera
Vegg'io di tregua. Ecco Alamir si appressa...
Velata donna il segue . . . Oh gioja ! è dessa.
SCENA IX.
Euiemio e Alamir col suo seguito , recando
seco Selene.
Euf. ( Il pie vacilla 5 il core
Trema smarrito in petto 9
E sensi non ritrova in faccia a lei).
Sei. ( Nume de' padri miei 5
Abbi di me pietà ! )
20 n>
Eltf (teneramente) Selene !
Sei. ( avvicinandosi )
Oh! Cielo!
Qual voce ! qual sembiante !
Eltf. (correndo a lei) Oh mio teSOTO !
Ti ricupero alfin.
Sei. (riconoscendolo) Eufemio ! . . . io moro.
(si abbandona nelle braccia di Eufemio. Si chiude il pa-
diglione , e rimane Eufemio solo che regge Selene svenuta )
Euf. Ritorna in te , mia vita . . .
Non paventar Deh! riedi in te .. d'Eufemie,
Del tuo fido amator riposi in seno.
Sei. Eufemio !.. Ah ! giusto cielo !.. è un Saraceno,
( si scioglie da lui sbigottita. )
( agitatissima. ) Fuggi , ah! fìiggi : uh Nume irato
Si frappone, e ci minaccia...
La tua vista il cor m agghiaccia ,
La tua voce è a me d orror.
Euf. Senti , ah ! senti : iniquo fato
Reo mi volle , e reo son io :
Mi rinfacci il fallo mio
Cielo e patria, e non l'amor.
Sei. (risoluta) Insensato! e che pretendi?
Euf. Farti mia ; sì , mia : tu il sei.
Sei. Son del Cielo , a lui mi rendi.
Euf. Mille volte in pria morrei.
Sei. Sciagurato !.. e tu morrai ... (snuda il pugnale.)
Euf. Ti presento inerme il cor !
SeL (k cade il pugnale) Ah! spergiura tu mi fai
(piange amaramente coprendosi il viso con le mani.)
Alle leggi 5 e al ganitor.
Eufemie* e Selene a i.
Euf E leggi , e padre , o barbara ,
À me t? avean rapita ;
Àmbi a condur ci trassero
Trista ed amara vita . . .
Uniti or siam , mio bene,
La nostra legge è amor.
Nelle africane arene
Sarem felici ancor.
Sei. Ah ! eh' io non t? oda. . . scostati . . ,
Hai la ragion smarrita...
Giammai di due colpevoli
Dolce saria la vita ;
Fonte di eterne pene
À noi sarebbe amor.
Nelle africane arene
Giunge il rimorso ancor.
Euf. (raccogliendo il pugnale)
Dunque mi svena.
Sei. Ahi ! misera !
Più non poss' io.
Euf. Che sento ?
Dunque tu m' ami . . . Oh giubilo !
Sì 5 m ami . . .
Sei. Oh ! mio tormento !
Euf. Catania è salva, e illesa; (animato)
Pace a Sicilia è resa. . .
Altro eli mie conquiste 5
Altro non vo5 che te.
( s' abbracciano con trasporto)
Sei. Ah se alla patria illesa
Pace per te fia resa ,
Sola di tue conquiste
Fida verrò con te :
Ah ! il cor più non resiste ;
Troppo sei caro a me.
Eufemio e Selene a due.
Non siam più miseri 9
Scordiam le pene ,
, mia
E Selene
tua
Vivrà me.
Morrà P6r te.
SCENA X.
Alamir con Coro di Emiri e detti.
Euf. Che rechi tu ?
Al. Dalla città son giunti
Colle proposte del nemico Esarca
Ambasciatori al campo.
Sei. Oh! ciel!
Euf. Tu tremi ?
Non paventar. Tutti fìan salvi , tutti
^> AO n>
I cittadini , e a te d5 Assali consorte ,
Come a lor salvatrice ,
Fia che porgano omaggio.
Sei. Oh ! me infelice!
Euf. Tu vieni 5 e a scior le vele
Da queste rive dall' amor ridenti
Affretta i prodi.
AL A scior le vele !
Euf. Udisti !
A migliori conquisti
Che Sicilia non era ^ Africa io reco.
Sei. Ed io ?.. . misera me !
Euf. Regno avrai meco.
( parte con Selene ? ed Alamir)
SCENA XI.
Campo dei Saraceni : in lontano vedesi la loro flotta ancorata.
Nel mezzo è un Altare.
Teodoto 5 Niceto e Lucerio con seguito ,
scortati da Soldati Saraceni.
Teo. Perchè vacillo ? e quale
Gelo nel cor mi scende
All' appressar delle nemiche tende ?
Selene ! in ogni oggetto
Mirar pavento impressa
La tua vergogna e mia.
Nic. Tua figlia è dessa.
Il sacro giuramento
Adempirà. (a Teodoto)
Lue. Giova 9 o signor 9 frenarsi
Finché , certi del colpo , il tempo giunga
Di profittar dello scompiglio, e il segno
Dar quindi ai nostri di piombar sul campo.
Teo. O fidi miei , d' impazienza avvampo !
SCENA XII.
Gli Schiavi , e le Schiave intrecciando danze recano ghirlande
e ne coronano l'altare : al suono quindi di lieta musica esce
il corteggio dei Saraceni , parte pedoni e parte a cavallo ,
cui vengono dietro
Eifemio , Selene e Alamir.
TeocL Ma . . . qual solenne pompa ?
Qual festivo corteggio? un rio mi sorge
Presentimento in core
Interroghiam
Nic. Non ti scoprir, signore.
Coro lontano.
Di luce splendi
Serena e lieta ,
0 gran profeta ,
Al tuo fedel ;
*ZS " rw
D'Imen la face
Alluma in ciel.
Teo. Imene ! e qual ?
JYic. Deh ! ti raffrena e taci.
Coro.
Celeste Urìde ,
Che ai Musulmani
D5 eterna ride
Vergin beltà ,
Ognor Selene
Per lui sarà.
TeocL Selene ! e fìa pur ver?
Lue. Nic. Calmati 5 ei viene.
Euf.VviB. che si compia 5 o prodi 9
Il rito nuzial , venga , e s'ascolti
L? orator dell' Esarca.
Teo. (colpito dalle sue voci a lui s'avvicina)
Ah ! giusto Cielo !
Eufemio !
Euf. Tèodoto !
Sei. Ove mi celo ?
( si copre il volto con le mani )
Teo. Tu Saraceno!. . . . Indegno !
Contro la patria armato !
Ah ! non a torto odiato
Fosti ? o fellon 3 da me.
^ 26 tir.
7w^/. Sì: del Ino cieco sdegno
Tu vedi il tristo oggeU o :
Se a colpa io fai costretto ,
Empio , lo fui per te.
Sci. Ah ! per pietà ! . . .
( frapponendosi durante il dialogo
ai padre e all' amante )
Euf. Costei
Più che la vita amai:
Per innalzarmi a lei
Sangue e sudor versai
E vergognoso esilio
Fu del valor mercè.
Te lo rammenti, ingrato?
Teo. Rammento , sì rammento
Che nel tuo cor malnato
Covavi il tradimento ,
Che per sedurre i miei
Fingevi amore e fè.
Sposa io volea costei
Ad uom miglior di te.
Euf. E lo volesti invano :
Ella mi amava, ed ama.
Teo. T5 ama ! . . . t5 illude . insano ,
Cieca ed inutil brama.
Mai non ti amò Selene 9
Ne amarti mai potè. (conischemo)
A lui tU dillo. (a Selene)
Sci. Ahi ! misera !
« *7 nr
Dove son io ?
Teo. Che vedo?
Piangi ? crudel ! rispondimi. . .
Sei. Ah ! sì , T amai.
Teo. Noi credo.
Sei. Ah ! sì 5 F amai . . . perdono . . .
Fuor di me stessa io sono . . .
L' amo 5 e più saldo e forte
Di mia ragione è amor.
T eo. Perfida ! . . . F ami ? . . . . (con rabbia )
Euf. Oh sorte ! . .
Nic. Lue. Oh ! infamia ! (in disparte)
Teo. e Sei. Oh ! mio rossor !
(TeocL prende in disparte Selene. Alamir si avvicina
ad Eufemie Lue. e Nic. rimangono attoniti. Gli
Emiri osservano gli uni e gli altri fremendo fra
loro )
a 6 e Coro.
Teodoto a Selene
La fè ? la patria 9 il cielo
Tradir così vorrai ?
Sentimi ... ah ! cessa ornai
Dal lun^o delirar.
Selene a Teodoto.
La fè 5 che tu pretendi 5
Serbare ah ! non poss' io :
Piuttosto or qui vogl' io 9
A5 piedi tuoi spirar.
-K 28 ^
Alcuni r ad Eufemie
Pensa che fu costei
Ali5 onor tuo fatale :
Abbandonar la dei ,
E a noi fedel tornar.
Eufemia ad Alamir.
Ah ! se colei che adoro
Rapirmi alcun s' attenti ,
Del brando mio paventi
Il truce fulminar.
Niceto a Lucerlo.
Se il Ciel ? T onor , la patria
Potè tradir costei 9
Più nulla , eterni Dei ,
E dato a noi sperar.
Coro.
Abbandonar la dei ,
E a noi fedel tornar.
Teod. Sciagurata ! ebben mi rendi
Il mio ferro.
Sei. Il ferro !. . . oh pena.
Teod. Il mio ferro.
Euf. È questo : il prendi.
( consegnandolo a Teodoto )
Teod. Mori ? o perfida. (per ferirla)
Tutti (arrestandolo) Ali! ti frena.
Sei. Deh ! lasciate eh' ei m' uccida ...
Morte io vo? . . .
TeocL Spergiura ! inficia !
M' apri , m3 apri , o Ciel 5 la via
D" involarla al seduttor.
Euf. Parti , indegno , parti pria
Che divampi il mio furor.
Coro (minaccioso) Parti. (a Teodoto)
JVic. e Lue. ( traendolo seco ) Vieni , o sventurato !
Sei. ( correndo a lui ) Ah ! tu sol non partirai.
Euf Guardie, olà; da voi scacciato
Sia costui.
Sei. ( trasportata e piangente ) Giammai, Giammai!
Vo' fuggir, vo5 pianger seco,
Vo' morire di dolor.
Euf. Insensata! vieni meco. (allontanandola)
TeocL Io la perdo ... oh mio furor !
( nel massimo dolore)
Va, crudel, ma il tuo delitto
Non pensare inulto in terra ;
( con trasporto )
Un di noi cadrà trafitto . . .
Guerra io reco.
Coro Guerra.
JVic. Lue. Guerra.
Euf. Quanto costi V obbedirti
Ornai sanno i tuoi guerrier.
Teodoto y Lucerlo, Niceto.
Àvrem tutti per punirti
Un sol core , un sol pensier.
Tutti.
Guerra atroce , guerra estrema :
Non più tregua; all' armi , all'ire:
Pronto è il braccio per ferire 9
Alla strage anela il cor.
Sei. Ti ravviso , o man suprema ,
Tu punisci il mio fallire . . .
Ah ! mi sento il cor morire
Di rimorso 5 di terror.
Sei. Padre ! J
Teod. Figlia ! \
Nic. Lue. Cessa.
Coro Parti.
Guerra atroce , guerra estrema ec.
( INiceto e Lucerio traggono seco Teodoto. Eufem
Coro allontanano Selene. Cala il sipario, )
Fine dell' atto primo.
CARLO Di BORGOGNA
HALLO EROICO PANTOMIMO
IN CINQUE ATTI
idi ©airmi^® §®IE®Sraììf©»
ARGOMENTO.
Carlo di Borgogna , detto il temerario , creduto
estinto dopo la battaglia di Nancy , si finge in vece
rifugiato nelle montagne delV antica 'Elvezia in vi-
cinanza della rocca y ove abitavano i romiti di U Li-
ei e ri a eli , da lui fatti trucidare , e presso al lago di
Morat. Le sue apparizioni misteriose . le generose
sue beneficenze y fissano lo sguardo della bella Elo-
dia , orfana dell3 antica estinta illustre famiglia di
S. Mauro , ricoverata presso Herstal suo zio. JYasce P
e cresce mutuo affetto tra Carlo , e la donzella , ri-
chiesta in i sposa da Palzo Palatino di Lorena , al
quale riescono inutili gli sforzi per ottenerla. Fune-
ste rimembranze della famiglia di Herstal vietano il
nodo che Carlo vorrebbe stringere con Elodia. Il
tragico fine d3 entrambi gli amanti con cui termina
il Romanzo del Signor Visconte d5 Arlincourt , serve
sotto altro aspetto , di scioglimento alV azione tratta,
dalla riunione di varj episodj del Romanzo istesso.
L' azione ha luogo nella Valle di Unclerlaeh >
e nel Castello di Herstal.
CARLO ,
Sig. Angelo Lazzareschi.
HERSTAL ,
Sig. Gaetano Fissi.
LÀ CONTESSA ,
Signora Vittoria Paris*
ELODIA ;
Signora, Angusta P e ghiri,
PALZO,
Sig. Sebastiano Nozzarù
MARCELLINA ,
Signora Giuseppina B ertoli.
AGATINA ,
Signora Carolina B esuzzi.
Palatini , Dame , Cavalieri , Scudieri e Paggi.
Guardie di Herstal.
Truppa comandata da Palzo. Fanti , e Cavalieri,
Marceli in a , Agatina , Villiche confidenti di Elodia.
Villici.
N. B. La .Signora Augusta Peghin clic agisce nella parte di Elo-
dia, nelle danze rappresenta una Dama dei Corteggio.
■4< 33 nr
ATTO PRIMO.
Vasta Campagna ai piedi del monte selvaggio , cori
varj abituri e capanne. Porta esterna del castello
di Herstal con torre.
Sorge F aurora di un bel mattino. I Villici , guidati
da Marceli in a , giungono per felicitare Elodia in quel
giorno del di lei nascimento. Odesi uno squillo di trom-
be suonare dalla cime dei monti , che ripetuto dalla
torre del castello, annunzia V arrivo di molti cavalieri
guidati dal Palatino di Lorena. Herstal , la Contessa
d5 Imberg col loro seguito escono dal castello , ed uniti
ad Elodia vanno incontro al Palatino , il quale giunge
accompagnato da nobile corteggio di fanti e cavalieri.
Comparisce guardingo in vetta del monte Carlo : i
di lui gesti esprimono i sentimenti del suo cuore per
la bella Elodia , la quale girando lo sguardo in cerca
di quel!' uomo misterioso che ha interessato il di lei
cuore , Io ravvisa sul monte e ne gode.
Ecco lo sposo che ti abbiamo destinato 9 dice la
Contessa ad Elodia, presentandole Palzo , il quale es-
prime alla fanciulla i più affettuosi sentimenti. La Im-
berg ne encomia i talenti militari > e la grandezza dei
natali j ma tutto ciò non lusinga la mesta Elodia , che
freddamente F accoglie , per cui la Contessa sdegnata
la guarda con severi sguardi. Palzo , invitato da Her-
stal , entra nel castello colla Contessa , Elodia e il ri-
spettivo seguito.
Discende precipitosamente Carlo dal monte , e trat-
tiene Marcellina , dalla quale per mezzo delle più fer-
vide preci ottiene la promessa d* introdurlo nel luogo
delle tombe per parlare ad Elodia , che colà suole gior-
nalmeute recarsi. — Tanto bene mi avete fatto , gli
dice Marcellina, che sarò sempre pronta ad ubbidirvi
anche a costo della vita. — Carlo esultante segue i
di lei passi. c
« 34 >?-
ATTO SECONDO,
Recinto dove sono le tombe dei Signori di S*
Mauro , fra le quali si distingue quella del padre
di Elodia.
Marcellina introduce Carlo b ed additandogli che ivi
suole recarsi Elodia, si ritira. Carlo V attende. Giunge
infatti la fanciulla recando una ghirlanda di fiori , che
depone sulla tomba paterna , meditando sulla situazione
del proprio cuore : essa non può ascondere a se mede-
sima che ama un uomo che non conosce , e la pretesa
de5 suoi parenti che vogliono forzarla ad unirsi a Palzo ,
l'affligge al maggior segno. In tale triste situazione,
condotta da pietoso istinto, ritorna alla tomba dell' illu-
stre genitore 5 ma alla vista dell' incognito che improv-
visamente le comparisce retrocede : già quel lento
fuoco che si accese nel cuore di Elodia cresce rapida-
mente allorché Carlo alza la visiera e le scopre il suo
volto , la cui vista riempie di soave tenerezza il cuore
palpitante della fanciulla. Elodia chiede chi sia. Esso
risponde : sono un infelice che ti adora 9 oppresso
dalle sventure e in odio a, me stesso : sono uno che
un? invincibile forza incatena dietro a3 tuoi passi* — -
Fuggir lo vorrebbe Elodia , ma sentesi trattenuta da
ignoto potere. In questo momento Carlo le dice : Ama-
mi, e sarò felice, — Tu lo sarai, risponde la don-
zella intenerita. — Ebbene , soggiunge quello condu-
cendola verso la tomba del Signor di S. Mauro , giara
sulle ceneri del padre tuo di essere mia sposa. —
L' orfana retrocede inorridita , ma dopo breve perples-
sità cede all' irresistibile affetto che per lui sente nel
cuore, e come se fosse all'altare d'Imeneo, promette
di non esser d5 altri che di Ini. Lo stesso fa Carlo , e
giurando di vegliare alla sua difesa, s'invola tosto,
lasciando la misera immersa nella più grande agitazione,
che cerca di celare agli occhi delle confidenti , le quali
giungono ad avvertirla che si dà principio alla festa
-& 35
preparata per festeggiare l'arrivo del Palatino di Lorena*
Questi delti sono fatali per il di lei cuore , ma è co-
stretta a simulare compiacenza ed a seguirle.
ATTO TERZO.
Vasta Campagna come nell'atto primo con magnifica
tenda aperta da tutte le parti , adorna di trofei
e ghirlande.
Herstal , e la Contessa col loro corteggio vengono
nella tenda. Comparisce Palzo co' suoi cavalieri. Arriva
Elodia accompagnata dalle sue damigelle , e seguono fe-
stose danze , sul finir delle quali Palzo sollecita Elodia
di risolversi a felicitarlo col richiesto maritaggio. Mo-
deste di lei ripulse. Amorevoli persuasive di Herst&l alla
fanciulla , e minacce della Contessa che vuole costrin-
gerla ad ubbidire. Elodia si trova nella necessità di do-
ver dichiarare apertamente l'assoluta contrarietà del suo
cuore per tali sponsali. Represso sdegno di Palzo , ed
acerbi rimproveri della Imberg alla Nipote. Impietosito
Herstal dai pianti , e dalle preghiere di Elodia , prende
con forte impegno le di lei difese , e nulla curandosi
dell' ira della Contessa , dichiara a Palzo che ama trop-
po Elodia per obbligarla a sacrificarsi con un matrimo-
nio contro suo genio. L' ostinata opposizione della Im-
berg costringe Herstal ad ordinarle autorevolmente silen-
zio , ed imporle di ritirarsi , ciò che viene eseguito per
mezzo delle damigelle che seco loro la conducono. Her-
stal si scusa con Palzo sul contegno della Nipote , e que-
sti furibondo chiede ragione della mancata promessa.
L' atto violento di Palzo , secondato dalle invettive de'
suoi seguaci , induce il vecchio Herstal a ritirarsi con
Elodia, sprezzando le minaccie del furioso pretendente.
Palzo è furibondo , sopraggiungono due confidenti della
Contessa , e con circospezione gli porgono un foglio col
quale la Imberg lo esorta di attenderla in quel luogo ?
promettendo di condurre Elodia nelle sue braccia : di
fatti ella comparisce traendo seco la smarrita Nipote
■*£< 36 ^
clie frettolosamente spinge fra le braccia del sfei© pro-
tetto y lo sollecita ad allontanarsi, e si ritira. Palzo
come un nembo fugge conducendo seco la semiviva
Elodia i Marcellìna , Agatina ed alcuni villani avendo
osservato il rapimento della fanciulla, si affrettano ad
avvertirne Carlo , il quale pieno di sdegno protesta a
costo della sua vita di voler punire la violenza com-
messa. Marcellina chiama a raccolta i villani, i quali,
guidati da Carlo , corrono armati a liberare la Nipote
del loro ottimo Signore.
ATTO QUARTO.
Grotta con strada scavata nelle viscere
di una montagna.
I seguaci di Palzo quivi conducono Y infelice Elodia ,
la quale oppressa dallo spavento è caduta in isvenimento.
Agitato Palzo si dà ogni premura di prodigarle i possi-
bili soccorsi. Riacquista l5 orfana a poco a poco i sensi ,
e trovandosi in potere dell' abborrito pretendente , il
quale con sommesse persuasive cerca di scusare F insul-
to , esprimendo l' invincibile amore che per lei nutre.
No , tu non sei cavaliere, le dice Elodia, V indegno
tuo procedere mi fa orrore. Palzo mostrandosi com-
mosso ed avvilito « ed essa » restituiscimi a mio Zio 9
e ti perdono. — -Tutto farò per te , replica Palzo, fuor-
ché il sacrifizio di non possederti. L5 improvviso an-
nunzio dell5 arrivo di molti armati interrompe il con-
trasto , e la misera orfana viene a forza condotta nell'
interno di quelle caverne. Comparisce Carlo con una
turba di villici armati , i quali mettono in rotta i se-
guaci di Palzo; questi si presenta alF incognito , e fie-
ramente gli impedisce d5 inoltrarsi ; le loro spade fanno
prova di non commi valore, ma Palzo è disarmato, e
Carlo vola in ajuto dei villici. Alcuni seguaci di Palzo
confortano il loro condottiero , e seco fuggendo lo trag-
gono , giurando vendetta dell' onta sofferta. Elodia è ri-
cuperata , e tutti pieni di gioja si rivolgouo al castello
di Herstal.
r
ATTO QUINTO.
Magnifica sala nel Castello di Herstal.
Inconsolabile il vecchio Hsrstal non sa trovar con-
forto nella perdita della sua diletta nipote. Entra la Con-
tessa colle sue confidenti simulando la più grande de-
solazione : sopraggiungono alcuni famigliari , e recano
la nuova che nessuno ha potuto scoprire le tracce dei
rapitori ; quanto rattrista Herstal cotale avviso, altret-
tanto ne gioisce Y Imberg. In questo punto eccheggia il
castello di festoso tripudio. Entra Cario preceduto e se-
guito da numerosi armati , conducendo seco la ricupe-
rata Eladia , la quale si getta nelle braccia dell' amoroso
Zio: quindi volgendo lo sguardo d'intorno vede a se
vicino la Contessa , e fra 1' indignazione , ed un resto
di rispetto retrocede eoo orrore. Ecco , dice ad Herstal
l'incognito, la tua Nipote è salva, e la perfida,
guardando la Imberg, è avvilita, Herstal esprime a
quell' uomo generoso i sentimenti più vivi di sua gra-
titudine , e le fervide preghiere di Elodia prostrata a5
suoi piedi inducono il buon vecchio a mostrarsi dispo-
sto di aderire al nodo da ambi desiderato. Ma chi sei ,
chiede allo sconosciuto , per aspirare alla mano di mia
Nipote? Fa allo n tartaree la moltitudine accorsa , ri-
sponde Carlo , e lo saprai. Ciò seguito , si alza la visie-
ra , discopre il suo scudo e vi si legge scritto: Carlo di
Borgogna. Indicibil sorpresa degli astanti tutti. Herstal
assalito da eccessivo furore nel riconoscere in lui 1' au-
tore delle fatali disgrazie distia famiglia, delle quali ,
ad eterna rimembranza le più memorabili vicende fu-
rono dipinte sulle pareti di quella sala , ed accennando
alla Nipote desolatissima nelle pitture la catastrofe fa-
tale, le impone di mai più pensare a colui : essa sma-
nia , e si dispera , ed egli tenendo ferma una mano sul
capo di Elodia inginocchiata la minaccia della paterna
maledizione. Carlo tenta invano di calmare l' ira di lui
dichiarando la propria innocenza sui rapporti falsamente
divulgati. Angosciosi singulti assalgono l'infelice Elodia,
-4< 38
Herstal giunge al punto di minacciar la Nipote di ucciderla
con le proprie mani, pria che vederla nelle braccia di quel
seduttore. Ebbcti vibra il colpo , gli dice la disperata
Elodia , che se mi lasci in vita , forzJ e che io segua
glJ impulsi del mio cuore , e mantenga la giurata
mia fede. — Seguimi , impareggiabile donzella, e sarai
felice y gli dice il Duca , e sorte della sala. Elodia non.
potendo intenerire il cuore dello Zio, nè rimuoverlo
dalla sua ferma risoluzione , dopo breve perplessità ri-
solutamente si stacca da lui : e qual forsennata corre
per raggiungere V amante , e tutti le corrono dietro.
SCENA ULTIMA.
Catena de' monti che circondano il lago Morat : dal
lato destro sorge ini altissima rocca, in cima della
quale si vede parte della capanna di Carlo : un
rozzo ponte conduce alla rocca. Negri pini e ces-
pugli sono agitati dal vento crescente fino ali9
uracano.
Carlo velocemente ascende la rocca. Elodia , tutta in
disordine , fra V orrore di terribile bufera corre per rag-
giungere Carlo 5 entrambi s'inginocchiano , ed al chia-
ror dei lampi , come se fosse sull'altare, si giurano
eterna fede , e si rivolgono alla Capanna ; in questo
punto scoppia il fulmine e colpisce il monte , da cui
si spezza un gran masso , e li seppellisce nelle rovine.
Nel momento medesimo comparisce Palzo con numerosi
armati per vendicarsi dell' onta sofferta. Dall' opposta
parte giunge Herstal co' suoi famigliari per raggiungere
Elodia. Tutti restano estatici e pieni di rimorsi nel ve-
dere la fatale sventura.
I villici , che spinti da generosa pietà accorrono dalle
sommità delle rocche , tentano invano di soccorrere gP
infelici, la pioggia cade dirottamente, precipitano i tor-
renti , e s' aggiungono con le acque del lago , che gon-
fio già per la rovina del monte esce e traripa dalle spon-
de , ed inonda parte della pianura per cui alcuni miseri
sono vittime del Icaro coraggio.
«te 4r & k 9*C 'f? 4 d'c <Hc & ^ ^ 5*C 5** 5*eA .
4 '«p «pf«f f ^ 2f «f f f if f f f f «f «p£
ATTO SECONDO.
SCENA PRIMA.
Mura di Catania. La città è occupata dai Saraceni. La musica
esprime 1' orrore di tal momento : il popolo attraversa la
Scena tutto sbigottito. I Saraceni lo inseguono armati di
faci e di spade , e si disperdono con lui. Teodoto sì
avanza in atto di cupa disperazione.
Teodoto solo , indi Eufemio con un drappello
dì Soldati.
HP
Teo. JL utto è perduto ... il eli finale è giunto.
Sventurata città!... la tua caduta
Invano io ritardai. Lasso , anelante
Traggo a fatica il fianco ,
Ne più regge la spada il braccio stanco.
Moriam . . . moriamo ... ai vincitori e ai vinti
Il mio destili fia che rimanga ignoto.
( per partire )
Euf. Arresta.
Teod. Oh ! Chi vegg' io ?
Euf. Tu , Teodoto ?
Sciagurato 5 ove vai ? Fuggi , t' invola
Pria che ti scopra alcun , pria ch'io non possa
Più sottrarti al furor de9 miei guerrieri.
Teod. Empio ! eh' io fugga? Ed avvilirmi speri?
Ove la patria muore ,
Muor Teòdoto.
Euf. Ah ! mi risparmia > o crudo 9
Dì tua morte la vista.
Teod. E che ti cale
Del mio morir, quando per te perisce
Un' intiera città , quando nel sangue
De5 fratelli passeggi ? — Odi , qual pianto
Suona sui venti !. . . è 1' ultimo lamento
Della patria spirante ; è la sua voce
Che delle fiamme allo stridor confusa
Al Ciel s5 innalza 5 e innanzi a Dio t? accusa.
Euf. Cessa . . . deh ! cessa . . .
Teod. Parricida atroce ,
Infame rinegato ,
Qual suol ti sosterrà ? qual troverai
Spelonca sì profonda
Che ti ricovri , e asconda
Al tonante su te braccio del cielo !
Euf Taci . . . deh ! taci . . . ( inorridisco e gelo ) .
Teod. Trema ? trema : asciutto mai
Tanto sangue non vedrai :
Ad ogni ora a te d' intorno
Qual torrente scorrerà.
A turbarti i rai del giorno
Qual vapor s5 innalzerà.
Euf Sì , lo sento . . . il sangue scorso
Non cancella alcun rimorso ;
Sì mi tolse dai redenti
La tua lunga crudeltà.
Se mai fia che tei rammenti y
Sentirai di me pietà.
Teocl. Io pietà ! — Ma che vegg5 io ?
Tu sospiri ?
Euf. Io piango 5 e fremo.
Teod. Piangi 5 ah ! piangi 5 e placa Iddio .
Euf. Più noi posso; è il pianto estremo.
Teod. Tutto , tutto il pianto ottiene 5
Anco il Cielo ti aprirà.
Euf. Il mio Cielo !. . . egli è in Selene.
Teod. Sciagurato !
Euf. Fuggi* • • va-
a i.
Teod. Ah ! rendila al padre ?
Al tempio ? agli altari ;
Le barbare squadre
Rimanda sui mari;
Ritorna pentito
Al culto tradito;
E F empia tua vita
Scordata sarà.
Euf. Ch' io stesso mi tolga
Il ben che mi resta !
Ah ! scoppi 5 mi colga
Dal ciel la tempesta !
Per lei son caduto , , . . -
Per lei son perduto . . ,
In vita ed in morte
Compagno mi avrà.
Zfeorf. Insano ! e persistere
Ancora potresti ?
Euf Ti basti che piangere
Eufemio vedesti.
Voci di dentro.
Svenati sien tutti ,
Dispersi , distrutti . . . .
Euf Deh ! fnggi. . . deh ! salvati. . . (a Teodoto)
Teod. Io resto a perir.
SCENA IL
Coro di Emiri e detti.
Coro L' Esarca sia tratto
In ceppi a morir.
Euf Indegni , fermate :
Audaci 9 tacete ,
Invan lo chiedete a
E mio prigionier.
« Deh ! parti ... (a Teodoto)
Teod. ce Non fugge
ce Un prode guerrier.
a 2. Mi lascia dei barbari
Bersaglio alle spade :
4< 43
Non voglio d' un perfido
La vile pietade :
Trionfo ed onore
La morte è per me :
Infamia , rossore
La vita per te.
Euf. Eccede V ardire ;
Partite da me. (agli Emiri)
Al campo mi segui , (a Teodoto)
T' acqueta , ti calma 5
Le smanie ti bastino
Ch' io provo nel!' alma;
Lo strazio ti basti
Ch' io soffro per te . . .
Crudel ! riportasti
Vittoria di me.
Coro L'udiste ! oh dispetto - certezza è il sospetto:
Non è Saraceno — Fedele non è.
( Teodoto è condotto via da Eufemie Gli Emiri fremendo
si avviano per partire da un lato )
SCENA III.
Alamir 5 e detti.
Ài. Dell' amistà V intento , amica sorte ,
Deh ! tu seconda almen ! Fugga col padre
Chi traviò V amico ,
Ed a Catania ei tornerà nemico.
( volgendosi vede gli Emiri che si allontanavano )
-X 44
Miei fidi . . . olà ! restate . . .
Meco a nobile impresa io vi destino :
Per voi far salvi ho speme
Àssan ? la patria e F onor nostro insieme.
( gli Emiri si riavvicinano }
Ah ! se cF Assan la gloria
Serbare ognor bramai ?
Tu gran profeta il sai ,
Tu che mi leggi in cor.
Dell' Africano impero
Bramai salvar F onor,
Serbar del suo guerriero
La fede ed il valor.
Pur vedrò sorgere
Quel lieto giorno
Che a te , mia patria 5
Farò ritorno 9
Colmo di gloria ,
Di palme adorno ;
E di vittoria
Tal dì sarà.
Delle tue perdite ,
Della tua fede 5
Avrai 5 mio popolo ,
Ampia mercede ^
Se il Ciel propizio
Miei voti udrà,
o Seguirti intrepidi
Tutti giuriamo ,
L' oftor ? la patriot
Salvar vogliamo:
Per noi di gloria
Tal dì sarà.
SCENA IV.
Padiglione di Eufemie
E U FEMIO SOlo.
Euf. Santi numi del ciel I ove m'aggiro . . .
A che vengo ? che bramo ? intorno al core
Insolito terrore
Parlami in suon tremendo. 0 mia Selene !
Tu pur, tu mi condanni, e forse ingrata
A chi fedel t' adora
De' veri voti miei dubiti ancora ?
Ah ! si vada . . ma dove ?.. E troppo breve
Il fuggitivo lampo
Che m'addita il pensier ! Fuggon gli istanti...
E se Teodoto . . . o Dio f... s' ella abborrisce
Un nemico... o terror...oh! ambasce estreme...
Palpila incerta l'alma, avvampa, e freme.
Se un tenero affetto
M' invola la sorte ,
Conforto , diletto
La gloria non è :
-K 46
Più cruda che morte §
Funesta , abborrita ,
Un peso la vita
Diventa per me.
SCENA V.
Coro di Saraceni e detto.
Coro Assali - Àssano - ove sarà . . .
Euf Che bramano?
( va loro incontro )
Coro Per V ampia selva in giro
Cercammo invan Selene :
Un traditore Emiro
Col padre la rapì.
Corri a punir la perfida :
Ella da te fuggì.
Euf. Eccomi a voi . . .
Coro T5 affretta.
Euf Ma dove ?
Coro Alla vendetta.
Euf. Dunque fia vero ?
Coro Sì,
Euf. Fuggì T ingrata ?
Coro Sì , . .
Vieni 5 non indugiar.
Euf Miei fidi 5 ebben si vada ,
Sia F empia alfm punita ;
4< 47
U onor 3 la fè tradita
Vendichi il nostro acciai*.
Coro Vieni , non indugiar.
Euf. Perfida ! . . . ed io . . . V amai ?
Coro 0 inganno !
Euf. O crudeltà !
Ah ! fra tanti e tanti affanni
Fren lo sdegno più non ha :
Non godrete , astri tiranni ;
Il valor trionferà.
Ah ! si vada 5 onor lo chiede ?
Benché amor mi gema in core
E all' impero dell' onore
L' alma reggere non sa.
Coro Ciel ! seconda il suo furore :
L5 empio Esarca perirà. ( via )
SCENA VI
Solitudine alle falde dell' Etna , la cui cima si vede a fumar
da lontano. Sorge da un lato un antico Ospizio dove
albergano i Solitari del luogo. Veggonsi dall' altro balze
praticabili.
I solitari introducono i guerrieri fuggiti alla strage di Cata-
nia , e si pongono intorno ad essi soccorrendoli. Lucer io
è in mezzo a loro,
Solitari, Siciliani , Lucerio.
Sol. Non vi smarrite , o miseri 5
Lena prendete e cor :
Asilo protettor
Eccovi aperto.
Qui non alletta i barbari
La nostra povertà :
Securi appien ci fa
Questo deserto.
Lue. Lassi! non v'ha ricovero
'm Dal saracen furor :
Di strage , eli squallor
Tutto ha coperto.
Tutti Ma se qui pur non v' ha
Speme di libertà ?
Tu nostro salvator ?
Etna 5 sarai.
Tu negli abissi almen
Del tuo fumante sen
Gli oppressi e gli oppressor
Seppellirai.
Lue. Ma di spediti passi
Risuona un calpestìo . . .
Sol. Veggasi . . .
Coro II colle
Sale un guerrier nemico.
Lue. Ah qua! periglio ?
Vendiam cara la vita . . .
i
SCENA VII.
Niceto e detti in abito Saraceno.
Nic. Amici . . . ò vista !
Voi qui già salvi io trovo?... anche Selene
Dal nemico fuggì ; meco ella venne
Sino all' antro vicino ,
Ma più non resse al lungo aspro cammino.
Mosso a pietà Alamiro
Lei con Teodoto in libertà ponea.
Ei forse in questo punto
L5 adorata sua figlia avrà raggiunto.
Vicini a lor qui siamo ,
A soccorrerli andiam . . .
Tutti O sorte! andiamo, (viano)
SCENA VIIL
Selva nelle vicinanze dell' Etna. A poco a poco cade
la notte,
Teodoto e Alamir.
Al. Sei giunto in salvo alfin.
Teo. Benché nemico
Del Dio de5 padri miei , t'ammiro, o prode ,
E a te grato son io . • . Ma di Selene
Come T orme seguir ? d
« 5o V3-
AL Ella in sicuro
Da Niceto fu scorta ; e tu, seguendo
L' alpestre via che guida ai pie del monte ?
La troverai fra breve. Al campo io riedo :
La lontananza mia
AH5 infelice Assan fora funesta.
Teod. Per pochi istanti ancor in' odi , e t'arresta.
Riedi al campo se vuoi ; ma non privarmi
D' un amplesso 9 o guerrier.
Al. Stringare al seno
Un nemico non devi.
Teod. E ad un nemico
Come dunque affidarmi ?
AL A me la patria ,
L? amico mio , V onor dell5 armi nostre
Salva la fuga di tua figlia.
Teod. E deggio . . c
AL Ogni timor bandir.
Teod. Che ascolto! ...
( & ode da lungi suono di trombe )
AL II noto suon che mi richiama al campo
Teod. Odi !.. .
AL Non hai più scampo
wSe qui rimani ancor.
Teod. Potessi anch' io
Te fra V armi seguir ! . . .
AL Deh ! parti... Addio.
( partono da lati opposti. Uno s' avvia ai
c&mpo e l'altro verso l'Etna.)
SCENA IX.
Chiostra interna praticabile dell' albergo dei So-
litari , da cui scorgesi un lato della chiesa ,
donde esce un poco di luce.
Selene sola.
Oh ! qual silenzio intorno !
Qual silenzio di tomba ! Io vo smarrita
Per questi taciturni atrii segreti
Come in piaggia deserta, un suon cercando,
Un fuggitivo suono
A farmi fede che fra i vivi io sono.
(odesi musica religiosa nell' interno
Oh ! gioia ... il sacro io sento
De' cembali concento . . . Egli accompagna
La preghiera de' giusti. . . Io pur fra quelli
Io pur pregava un giorno , e un' aura santa
I miei recava al Cielo inni canori
Siccome effluvio di nascenti fiori.
Dì sereni , dì ridenti
D' innocenza , di virtù ,
Foste brevi , siete spenti 3
Ne a brillar tornate più,
Qual dell' alba , appena uscita 5
Copre un nembo il primo albor ,
SulF aurora di mia vita
Stese un vel fatale amor.
Nel dolore è corsa intera
La prim5 ora delF età;
Mia giornata innanzi sera
Nel dolor tramonterà.
Coro di lontano.
Misti al fumo degli incensi
Ite al Ciel , devoti sensi 9
Esauditi a lui v5 ergete
Sovra 1' ali della fè.
Sei. Sacri cori , a lui porgete
Un accento ancor per me.
(cessa la musica religiosa, oclesi grande scompiglio.
La squilla dell' ospizio suona a stormo )
Misera me ! qual tetro
Batter di squille ! nn indistinto e sordo
Rumor si spande intorno . . .
Voci di dentro I Saraceni !
Giungono i Saraceni ... aita ! aita !
Sei. Cielo ! la mia sventura è alfin compita.
SCENA X,
Teodoto e detta.
Teod* Pur ti ritrovo , o figlia !
-*( 53
SeL O padre ...
Teod. Air armi
L5 infedel ritornò . . . vederti e poi
Rincorare i fuggenti , e per la patria
O vincere , o morir risolsi ornai.
Sei. Non creder no eh5 io più ti lasci mai.
SCENA Ìli
Coro e detti.
Coro O Teòdoto, i nostri
Fuggon vinti e dispersi.
Sei. O Dio !
(si abbandona nelle braccia del padre)
Teod. Che ascolto !
Coro La patria terra andiamo
Dall'eccidio a salvar...
Teod. Verrò
Coro Corriamo*
Teod. (sciogliendosi da Selene)
Vadasi a gueiTa estrema ,
Sfìdiam 1' avversa sorte ;
Grata mi fia la morte
Sul campo dell' onor.
Una sol volta ancora i
Figlia , mi stringi al petto :
( abbraccia Selene )
Serba di tanto affetto
Dolce memoria in coi*
Sei. 0 genitore
Teo< O figlia . . , .
^Se/. Così mi lasci ?
Teo. ; Iddio
Ti sosterrà per me.
Coro Esarca , all' armi ....
TeO* Addio ! (a Selene e parte)
Sei. Misera! il padre ov'è? ( quasi fuori di se >
Coro Partì: degli avi il Dio
Saprà vegliar su te- (partono)
SCEMA XIL
Serene sola.
Sei* Placati , irato Cielo 9
Alla patria perdona , e se pur chiedi
Che paghi alcun di nostre colpe il fio ?
Versa ogni sdegno tuo sul capo mio.
Che insolito fragor
( si sente intorno strepito cT armi )
SCENA XIII.
Eufemio con la spada nuda, e detta,
Euf. (di lontano) Ov5 è Selene?
Selene ov' è ?
55 ^
Sei. Lo riconosco, è dosso,..
Fuggiam. . . non posso . . . il pie vacilla 5 e in
Irto il terrore mi solleva il crine. (fronte
Èuf. (inscena) Selene!
Sei. Ahi lassa !
Euf. Io ti raggiungo alfine !
Sottrarti a me pensavi 5
Sottrarti a me ? Fin dell' averno in grembo
Ti avrei raggiunta.
Sei. Ah ! per pietà ....
Muf* Mi segui ?
Di man non m'esci. (afferrandola)
Sei. Ah ! padre mio ....
Euf. Quel crudo
Invan tu chiami.
Sei. Ah ! che di' tu ? qual sangue
Tinge il tuo ferro ?
Euf. Noi cercar.
Sei. Il padre. . . -
Il padre mio ti chiedo ! . . . ;
SCENA XIV.
Teodoto ferito fra le braccia di alcuni suoi
soldati, e detti.
Teo. Figlia .... ah !.. . figlia
Sei. Mi lascia. . . o ciel ! * . che vedo t
(Sciogliesi da Eufemia e corre incontro al padre)
Teo. Ferito a morte io son. . . che almeno io spiri
Nelle tue braccia !
(è portato iti mezzo alla scena e appoggiato ad un sasso)
SeL Oh mio dolor !
Teo. Contempla 9
Barbaro , l'opra tua. (adEufemio)
Euf. Furente e cieco
Tu il mio ferro incontravi. (aTeodoto)
Teo. Or va ; mi lascia.
Morir tranquillo almeno 9
In sacra terra , alia mia figlia in seno.
Euf. Deh ! non odiarmi in morte . . ,
Deh ! mi perdona ... un infelice io sono . . ,
Ah! ti muovi a pietà. . . ( s' inginocchia a' suoi piedi)
Sei. Padre , perdono !
( s' inginocchia dall' altra parte }
Teo. Ch5 io gli perdoni ! Il Cielo
Al suo pregar s5 irrita :
Torni alla fè tradita ....
Pietade il Ciel sdi avrà.
Euf. Pago sarai , tei giuro 9
Per lei, su questa mano.
(prendendogli la mano)
Sei. Perdon non chiedi invano ;
Il Ciel tuoi voti udrà.
Teo, D'un infelice il prego
Ascolta , o Dio clemente ;
Odi d5 un noni morente
L' ultimo VOtO ancor ! (si sforza d'alzarsi, e
Selene ed Eufemio lo sorreggono)
-K 57 tir
Deh! tu perdona al misero
Che stringo al seno mio....
( abbraccia Eufemio)
Venite , O figli , (gli abbraccia entrambi)
Amatevi !
Vi unisca in cielo Iddio l . .
(gli prende ambi per mano
Sento mancarmi . . . addio . . .
Ah ! . . . m' abbracciate ....
( ricade sul sasso , ed Eufemio e Selene lo
stringono fra le loro braccia)
Tutti Ei muor !
I Soldati 9 seguaci di Teodoto , sì atteggiano di terrore , tutti ri-
movendo la vista dall' infelice spettacolo.
Cala il sipario.
FINE.
V. Se ne permette la stampa.
Càv.e GRATAROLA Revisore
per la Gran Cancelleria.
I
Pa
Errata.
22. Alamir con Coro
di Emiri e detti.
« 5o AL 11 noto suon ce.
AL
Corrige.
Alamir e detti.
II noto suon ce.
È questo
(
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